Oltre soglia 4.000

talvolta l'amore sboccia superata una certa soglia di giri al minuto

Era un giorno infrasettimanale d’inizio 2020. I venti pandemici soffiavano oramai imperterriti nella vita di ogni famiglia e la solita routine lavorativa era resa ancor più pesante dal continuo bombardamento di notizie negative dalle quali dover salvaguardarsi.

Per il sottoscritto era un periodo ancor più difficile perché il lavoro che svolgevo era pesante, distante da casa e retribuito male. C’era quindi bisogno di una nota positiva in quel mare turbolento.

Era un bel po’ di tempo che durante la pausa pranzo, ritenuta dal sottoscritto inutilmente lunga e logorante, la mia attenzione era rivolta a siti come Autoscout24, Subito, Autobelle e similari con l’intento di cercare qualcosa che potesse darmi qualche stimolo nel periodo che stava per arrivare. Iniziai molto male la ricerca perché rivolsi la mia attenzione ad un singolo modello che bramavo ma dalla difficile reperibilità, soprattutto col budget a mia disposizione; la Fiat 128 berlina 2 porte, possibilmente primissima serie.

La ricerca si rivelò senza esito ed allora cambiai strategia inserendo nei filtri quelle che dovevano essere le caratteristiche base della mia futura amata; budget, massimo 3 porte, benzina, cambio manuale ed almeno 25 anni sul groppone. Qualcosa di interessante sarebbe saltato fuori prima o poi no?

Non proprio.

Il problema si rivelò essere il budget, perché le uniche due proposte interessanti si rivelarono esserne al di sopra. Una fu una Citroen AX Sport e l’altra, beh, andai pure a vederla perché mi piaceva tantissimo.

Era una Suzuki Cappuccino, che trovai incredibilmente in vendita non distante da casa. Memore dell’amore che nei vari Gran Turismo riservavo alle Kei Car mi pareva incredibile anche solo il poter vederne una dal vivo; ad un prezzo pure accessibile!

La realtà purtroppo mi travolse non appena me la trovai davanti. Pur se meccanicamente pareva essere in ordine, la ruggine aveva intaccato il pianale in maniera aggressiva, tanto da richiedere la sostituzione di vari lamierati. Mi piangeva il cuore, ma l’avevo accantonata a prima vista. Ero certo che i ricambi, pur con molte difficoltà li avrei trovati ma il gioco, economicamente parlando, non valeva la candela.

Me ne tornai a casa con la coda tra le gambe.

Ero deluso; già mi ero immaginato al centro dell’attenzione ai vari raduni, con quella vettura così esotica in un paese che difficilmente riesce a vedere, automobilisticamente parlando, al di là dei propri confini nazionali.

Il giorno successivo nemmeno volevo aprire i vari siti di ricerca ma, fortunatamente, la pausa pranzo risultò logorante pure quel giorno.

Appena aperto Subito, tra gli annunci appena pubblicati, forse perché nei giorni precedenti avevo scritto Suzuki praticamente ovunque, mi apparve lei, una Suzuki Swift GTi 1.3 a pochi chilometri da dove lavoravo.

Caspita, quanto tempo che non ne vedevo una in vendita!

Ammetto che a lei non avevo pensato perché concentrato a cercare le sue competitor d’oltralpe come le varie AX Sport e GTI oltre la 106 Rallye prima serie, diretta rivale della Swift GTi. Anche se, pur ammettendo che la 106 Rallye esteticamente era una spanna sopra, tecnicamente non vi era paragone alcuno.

Monoalbero contro bialbero, 8 valvole contro 16 valvole, ponte rigido e freni a tamburo contro ruote indipendenti e freni a disco al posteriore. In più la Swift (parliamo del 2020) costava la metà di una qualsiasi 106 Rallye e rientrava abbondantemente nel mio budget, quindi la vera follia sarebbe stata non andarla a vedere.

Il giorno seguente presi un di permesso e mi accordai col proprietario per una prima visione.

Ammetto che le foto dell’annuncio erano tutt’altro che promettenti; l’auto appariva estremamente impolverata ed un po’ sbiadita, tipico del colore rosso di quegli anni. Fatto sta che il proprietario, con gentilezza d’altri tempi, passò il pomeriggio a pulirla e l’impatto che ne conseguì fu decisamente migliore delle prime foto.

Mi trovai davanti una vettura unico proprietario, con soli 112mila chilometri e tutta la documentazione che testimoniava la realtà di quel chilometraggio. A quel punto il proprietario ammise di averla messa a basso prezzo perché: “è tutta sbiadita ed il carrozziere mi ha detto che va riverniciata”.

Sapevo che, con ogni probabilità non era così, perché i rossi a lucido diretto tendono nel tempo a sbiadire ed a diventare aranciati; tuttavia nella stragrande maggioranza dei casi, con un buon intervento di lucidatura e conseguente protezione, si sarebbe risolto il problema ed evitato che si ripresentasse in futuro.

Fu a quel punto che, viste le condizioni e compresa la sua storia, estrassi lo spessimetro dalla tasca.

Son sempre convinto che gli spessori della vernice siano parole nel silenzio perché riescono a spiegare cosa c’è sotto.

Ci fu un solo “problema”, perché a livello del passaruota posteriore sinistro gli spessori erano diversi da tutto il resto dell’auto e, con tutta sincerità, il simpatico proprietario ammise di aver preso un paletto in manovra di parcheggio e di averlo fatto riverniciare. Poco male, perché tutto il resto della vernice, seppur con spessori minimi come da tradizione giapponese, risultò ancora essere quella di fabbrica!

Mi stavo sempre più rendendo conto di essere di fronte a qualcosa di estremamente particolare. Mancava solo una cosa; la prova su strada.

“Beh, se hai più di 27 anni puoi guidarla tu se vuoi”.

Eh si, potevo!

Son passati quasi 4 anni da allora ma ricordo perfettamente che il primo impatto non fu dei più belli; in parole povere non mi piacque.

La posizione di guida, esaltata dai sedili Recaro nei quali m’incastonai alla perfezione, mi apparve sprecata in una vettura che andava poco più di una utilitaria qualsiasi, per di più con un cambio abbastanza impreciso; soprattutto la terza che, spesso e volentieri faceva fatica ad entrare.

Ammetto di farmi sempre mille scrupoli nell’utilizzo di vetture che non sono mie per una forma di rispetto verso il proprietario. Ed il proprietario, che era seduto accanto a me, se ne accorse e la buttò sul ridere chiedendomi se l’auto che guidavo tutti i giorni fosse diesel.

La risposta fu affermativa.

“Ecco, ora la macchina è calda, tira un po’ di più quelle marce, e con un po’ di più intendo molto di più”.

Apriti cielo. Ebbi modo di conoscere per la prima volta un’automobile bipolare.

Effettivamente il contagiri con fondo scala a 9 mila giri ed una zona rossa che cominciava ad 8 mila mi aveva fatto intuire fossi io a dovermi adattare a lei e non viceversa.

Ok, terza marcia, 2 mila giri tutto tranquillo; affondo l’acceleratore.

3 mila giri, ancora tutto tranquillo.

4 mila giri, il sound cambiò radicalmente ed il bialbero cominciò ad esprimere la sua melodia.

5 mila giri; la rossa del sol Levante era entrata in coppia da poco e la spinta risultò essere notevole.

6 mila giri e “MA DAVVERO QUESTA QUA È UN 1.3?”.

7 mila giri: “QUANTO VUOLE DI CAPARRA?”.

Chiaramente non essendo mia poi alzai il piede, rendendomi pure conto di come il cambio fosse diventato molto più preciso ad alti regimi e di come non avesse minimamente accennato a smettere di tirare. Il limitatore era decisamente più in alto.

Stavo sorridendo e mi sentivo felice. In quella mezz’oretta di prova avevo totalmente dimenticato le difficoltà di quell’inizio 2020.

Superati quei 4 mila giri capii che doveva essere mia.

Feci il passaggio di proprietà il venerdì che precedette il lockdown, tra mille difficoltà nel prendere appuntamento.

Durante quell’orribile periodo di clausura forzata, quando vedevo i vicini di casa spostare le tende per guardare il mondo esterno, io ebbi la fortuna di passare il mio tempo in garage, tra tagliando e lucidatura che, come paventato sin da subito, rivelò come non fosse necessario riverniciare.

Quella piccola Swift rossa, comparsa quasi d’incanto, si rivelò essere l’oggetto giusto al momento giusto, permettendomi di condire di passione un periodo altrimenti difficile.

Articolo Scritto da:
Emanuele Romano
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